Il Toscanario, ovvero “Parole usate in zone toscane”
di Giancarlo Carmignani
***
botro, s.m. tosc.: “burrone” derivato dal gr. “bothros” = “fossa, voragine”, “riflesso da altre forme dialettali”, come l’emiliano “bodri” = “fossato” (DEI, secondo il quale anche “bożżo” sarebbe collegato con la voce “botro”, d’origine “mediterranea”) e presente pure nella toponomastica toscana (anche il nostro Burello, secondo il Pieri, penso tramite il dileguo della –t- e il diminutivo in “–ello –”) ed emiliana. Si pensi, per es., al “centro agricolo” in provincia di Bologna, Budrio, collegato con ciò che scriveva il Du Cange: “butrium seu fossatellus” (“Dizionario di toponomastica”). C’è anche chi, con metatasi, dice “broto”, da cui penso che sia derivato il nome di un bosco presso Empoli dove può darsi che durante il Medioevo si potessero trovare anche lupi: Brotalupi
bòtta, s.f. con un significato particolare nell’espressione “Dare una bella botta a libro”: averne letta una gran parte magari in un giorno solo
bottavina, s.f.: “imbuto di legno quadrato per travasare il vino dal barile alla botte” (M. Catastini), ma è un termine in disuso
bottino, s.m. che può essere una grave offesa rivolta a una persona col significato di “sudiciume”
bòżżo, s.m. tosc.: “pozzanghera” (De Mauro). Da noi può indicare talora anche un piccolissimo laghetto
Presentazione del 4/2/2015, https://www.montaione.net/il-toscanario/
Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il 3 maggio 2016