Il Toscanario, ovvero “Parole usate in zone toscane”
di Giancarlo Carmignani
***
apparì’, v.intr.: apparire. Pass. rem. 3^ pers. sing. “Apparì”: apparve; part. pass.”Apparito”: apparso. Vicino a noi, fra Cerreto Guidi e Vinci, esiste addirittura una località che si chiama Apparita, toponimo esistente anche vicino a Firenze, spiegato dal Repetti come dipendente dalla “sorprendente prospettiva che da questo punto si offre allo spettatore”
appartino, s.m.: chi tiene l’appalto di sale e tabacchi. Da notare che in questo caso il suffisso “-ino” indica un mestiere e non un diminutivo, come del resto avviene in altri casi ( si pensi, per esempio, a contadino). Però anche dal popolo minuto fucecchiese chi fa il mestiere sopra menzionato è indicato oggi piuttosto col termine “tabaccaio” e se ne capisce il motivo anche perché non ha più l’esclusiva della vendita del sale come un tempo, facendo eccezione, in Toscana, per quello proveniente dalle saline di Volterra
appastato, part. pass. diventato agg. e presente anche in I. Montanelli: amalgamato
apperappunto, avv.: appena in tempo oppure per l’appunto
appestato, agg. rinforzato da un altro agg. come “caro” nella frase “E’ caro appestato”: è troppo costoso
appetto, avv., ma si può scrivere anche a petto , da cui deriva; infatti originariamente significa “di fronte”, ma la locuzione prepositiva “appetto a” significa “in confronto, rispetto a” : DISC, secondo cui è letteraria. Infatti “fu usata anche dal Boccaccio e dal Giusti”, ma è entrata nel vernacolo e, possiamo dire, nel “gergo soprattutto campagnolo”, come sostiene R. Cantagalli
appicciùme, s.m.: appiccicume, insieme di cose appiccicate, ma detto per lo più nell’ambito del linguaggio familiare
Presentazione del 4/2/2015, https://www.montaione.net/il-toscanario/
Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il 14 luglio