Il Toscanario

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di Giancarlo Carmignani

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lavativo, s.m.: fannullone, ma per esser precisi questo ne è un sinonimo (DISC) e allora lo possiamo definire sia “scansafatiche” sia “attaccabrighe” (M. Catastini). Peggiore ancora è quando  vien detto “È un lavativo a ghiaia”: è una persona che “ha qualità infime” (R. Cardellicchio). Comunque il significato che ha “lavativo” anche di piantagrane ovvero rompiscatole si spiega non essendo il clistere (significato che ha comunemente il termine lavativo) certamente uno strumento gradevole!

lavorà’, v.tr. quando lavorare significa, specialmente fra amici, “prendere in giro” (ne è un es. la frase: “L’ha lavorato di fino!”: l’ha preso in giro accuratamente o, per dirla alla fucecchiese, “bene bene”, ma spesso detto scherzosamente o lameno col sorriso fra le labbra). È invece intr. quando esso significa “esercitare una qualche attività” (DISC), come nell’accezione comune.

Se una persona non dimostra alcuna voglia di lavorare a Fucecchio viene detto: “Voglia di lavorà? saltami addosso!”e qualche persona ben più raramente aggiunge “o stammi lontano più che posso”, cioè il più possibile

lavoratora, s.f.: lavoratrice, ma ormai, se viene detto, questo termine errato viene usato più che altro per scherzo, come avviene per altre parole con la stessa errata terminazione

lavoro, s.m. inteso come moltitudine, per es., nella frase (accompagnata da un gesto eloquente “C’è un gran lavoro (o lavorìo) di gente!”

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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 8 ottobre 2019

 

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