Rino Salvestrini. Dalla vanga al computer

DALLA VANGA AL COMPUTER

di Rino Salvestrini

La storia di una famiglia contadina nella Toscana centrale che nel XX secolo è passata dalla mezzadria al podere di suo e poi all’agriturismo.

Non è la storia di una famiglia in particolare, ma di una ipotetica presa a campione, per rappresentarne tante altre simili vissute realmente nella Toscana centrale del XX secolo.
Mi sono soffermato, per ricostruire la vita di questa famiglia, in tre periodi.
Primo: la famiglia mezzadrile negli anni Trenta con la vita semplice, arcaica e misera, quella vita che perdurava da secoli uguale o quasi.
Secondo: nel periodo della crisi degli anni Sessanta con la fuga dalla terra e l’abbandono delle case coloniche e dei poderi, alla ricerca del guadagno sicuro e maggiore nelle fabbriche dei grandi centri.dallavangaalcomputercover
Terzo: nella riscoperta della campagna degli anni Novanta con la meccanizzazione, le monocolture, l’agriturismo e la vita tranquilla lontano dai rumori e dalla congestione.
Quindi è la storia di una famiglia come migliaia, che dopo secoli di vita uguale si è trovata nella grande rivoluzione di questa seconda metà del secolo XX, che prima ha ridimensionato la vita nell’agricoltura quasi ad annullarla e poi ha saputo riscoprire, in forme diverse, l’antico ambiente più consono perché a contatto della natura e a dimensione umana, dove ancora si guarda l’ora col sole e la notte si vedono le stelle se non è nuvolo!
Questa famiglia non ha un cognome perché, in toto o in parte, molti sanno quale cognome mettere; viveva in Valdelsa, i nonni dicevano che erano stati di podere in varie fattorie da Empoli a Colle val d’Elsa, ma a un certo punto si fermarono nel centro con un buon podere che aveva una parte in pianura e una parte in collina.

E’ qui che viveva questa famiglia negli anni Trenta di questo secolo, al tempo del capoccio Nanni. Come tanti anni prima si compravano i lunari, ma nulla cambiava mai, il tempo era scandito dai lavori nei campi che rispettavano le lune più che i mesi, e dalle generazioni che segnavano gli anni.
Poi avvenne la grande trasformazione nella seconda metà del Novecento: dalla mezzadria all’agriturismo, una rivoluzione repentina, che mise in crisi tante persone, non per il tenore di vita che crebbe a dismisura, ma per le riflessioni sulla loro storia, sul loro essere e sul loro futuro.
Ed è questo il succo della storia che si potrebbe intitolare anche “Son contadino e me ne vanto”, “ Contadino scarpe grosse e cervello fino”, “La rivincita della terra”, oppure “Dalla mezzadria all’agriturismo”.
Un tempo, all’inizio di questa storia, i contadini vangavano le prode e anche i campi, disponendosi in riga di 5 o 6, ognuno con una striscia di terra da vangare. Oggi per regolare le settimane dei turisti negli appartamenti il contadino usa il computer. Ecco perché il titolo “Dalla vanga al computer”, due mondi lontanissimi, ma distanti nel tempo solo di mezzo secolo appena.
Un quotidiano locale tempo fa ebbe a scrivere questo trafiletto :
Incidente a Certaldo, feriti un uomo e un contadino (!).
Ecco perché, dopo il libro “Gente poca, parecchi contadini”, scrivo ancora sulla vita in campagna, con queste pagine in forma facile e comprensibile e con la veste di racconto, perché i contadini, quelli di una volta, non andavano a scuola per niente (specie le donne) o poco.
Non si tratta quindi di un saggio complicato per i sapienti, perché è una cosa che non ho voluto e che non mi sarebbe riuscita, perché sono un contadino anch’io.

Scarica “Dalla vanga al computer” (132 pagine, formato pdf)

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