Mentre l’Italia si divide tra chi accoglie e chi no, Montaione ha fatto la sua scelta di solidarietà verso coloro che sono fuggiti da fame, povertà e guerre.
Ieri sera alla sala cinema S. Ammirato, con una assemblea dibattito, l’Amministrazione Comunale ha ufficializzato in modo diretto verso la cittadinanza le modalità di accoglienza di un numero esiguo di migranti tratti in salvo dal mare le settimane scorse.
Al di là di ogni costrizione che potrebbe emanare la Prefettura, crediamo fermamente al modello toscano di accoglienza per piccoli gruppi in piccoli centri, quindi un’accoglienza e, ci auguriamo, una integrazione diffusa.
Ieri l’assemblea dibattito è stata presentata dal sindaco Paolo Pomponi, proseguita dall’assessore Elena Corsinovi e ampliata dagli interventi di una significativa rappresentanza del Movimento Shalom primo fra tutti il padre fondatore Don Andrea Cristiani. Nel contesto della scelta fatta dal Comune di Montaione l’esperienza del Movimento Shalom, oltre che la messa a disposizione dei locali di Collegalli, sarà un fattore rilevante nella gestione dei nuovi ospiti destinati alla nostra comunità. E qui ci sembra giusto precisare alla nostra comunità, non al territorio. Sì, perché l’integrazione si fa tra persone e la comunità è fatta di persone. Con Shalom potremo confidare anche in figure già integrate originarie di terre d’Africa.
Il Comune, da parte sua, fornisce i locali presso l’ex ostello per la prima sistemazione dei nuovi ospiti, affinchè i locali di Shalom a Collegalli siano resi disponibili dopo i consueti campi estivi. Per gli spostamenti logistici, come ad esempio da Collegalli a Montaione oppure da Collegalli ai centri d’insegnamento della nostra lingua il comune confiderà nella collaborazione di volontari tramite l’associazionismo.
La popolazione montaionese è invitata a favorire in ogni modo l’integrazione dei migranti, anche nei semplici comportamenti quotidiani, ancorchè occasionali verso quelle persone.
Ecco, allora, che possiamo riferirci al titolo di questo articolo: Montaione tende la mano ai migranti ma, aggiungiamo, che i nostri nuovi ospiti sono attesi a rispondere in modo collaborativo.
Di fronte ad un’Europa troppe volte assente e qualche volta anche negazionista, possiamo dire che adesso il popolo italiano è chiamato a rispondere di quanto i nostri migranti italiani fin dalla fine del secolo XIX hanno ricevuto dai paesi più disparati nel mondo, spesso oltre oceano? Possiamo dire che, per uno scherzo del destino, qualche volta, seppure a grandi linee, la storia si ripete? Quando in Italia imperava il fascismo che poi ci ha portati alla secondo conflitto mondiale, le comunità italiane in paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti, il Canada, ma anche il Brasile e l’Australia erano sorvegliate speciali, e in qualche caso gli elementi ritenuti più pericolosi furono addirittura internati. Ma dobbiamo anche ricordare che durante la Seconda Guerra Mondiale, all’interno degli eserciti nazionali di alcuni dei principali paesi alleati combattè un numero significativo di soldati di origini italiane. Molti appartenevano a famiglie di immigrati che avevano lasciato l’Italia tra gli anni ottanta del XIX e gli inizi del XX secolo. Altri erano fuggiti dalle persecuzioni fasciste nel periodo tra le due guerre.
Oggi le realtà sono altre, ma spesso non troppo dissimili da quelle vissute dai migranti italiani dei periodi prima menzionati. Stiamo vivendo un periodo di grandi trasformazioni per il mondo e soprattutto per le realtà a noi più vicine. Non possiamo rimanerne indifferenti. Pensiamo forse che nei prossimi decenni possa esserci sostenibilità nel mondo se non si raggiunge un equilibrio tra il mondo che spreca e il mondo che muore di fame? Quale futuro pensiamo di lasciare ai nostri figli? L’insegnamento di difendere a tutti i costi il proprio perimetro? Oppure quello di collaborare allo scambio reciproco tra culture diverse, soddisfacendo le esigenze di tutti, almeno quelle primarie?
Montaione, nel suo piccolo, è chiamata ad una prova importante per l’imminente futuro. Vogliamo riuscirci?