di Giancarlo Carmignani
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catorcio, s.m.: persona mal ridotta, termine derivato dalla voce aretina e cortonese che nel ‘600 indicava un “chiavistello” e per estensione un “oggetto di nessun valore” (questo anche da noi), possiamo dedurre dal DEI e dal DISC
catrame, s.m.: in senso metaforico persona tutt’altro che raccomandabile: significato che si spiega non essendo certo il catrame un materiale gradevole
catro, s.m. tosc.: cancello di legno, derivato probabilmente in forma affine dal lat. “clatri” m. pl. = “cancelli”, attestato nello Statuto del comune di Fucecchio del 1307-08, penso per dileguo della –l-, ma la voce sembra che sia venuta meno da molto tempo anche da noi. Con essa, ma ancora più col termine latino visto, può esser collegato il nome di uno “strano” fungo dallo “splendido color corallo e l’originale forma a inferriata”, appunto: il clatro rosso (“Clathrus ruber”), che dovrebbe entusiasmare “ogni amico della natura” (“Guida pratica ai Funghi in Italia”), come se ne trovano in certi boschi di Montaione.
cattivo, agg. Espressione: “Buttassi (buttarsi) alle cattive”: impuntarsi su una decisione e ostinarsi a non cedere. Un proverbio che a Fucecchio era più usato nel passato che nel tempo presente era “cattiva trave, doloroso puntello”, che poteva significare, tra l’altro: se una persona agisce male, può trovare chi si comporta ancora peggio
Presentazione del 4/2/2015, https://www.montaione.net/il-toscanario/
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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il 17 gennaio 2017