Il Toscanario

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di Giancarlo Carmignani

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carcosa, pron.: qualcosa, ma non esiste più a Fucecchio

cardà’, v.tr.: cardare, ma in riferimento ad una persona, nel senso di “ridurre uno in cattivo stato con bòtte” (Malagoli), sistemarla “per le feste”, come si suol dire. È un “modo figurato da cardare la lana” (R. Cantagalli)

cardana, s.f.: caldana, pertugio sopra il forno per deporvi anche la schiacciata di Pasqua, tenendola al caldo. Deriva infatti da “cardo”, pronuncia pisano- livornese di “caldo”

cardano, s.m.: caldano, scaldino, usato un tempo per riscaldarsi le mani e le gambe e messo a letto tra le lenzuola (per riscaldarsi anche il resto del corpo) nel “trabiccolo”, da qualcuno chiamato anche “prete” o, in alcune parti del senese, almeno un tempo, “monaca” forse non tanto per “una malevola e satirica allusione al celibato dei religiosi” quanto per “un semplice fenomeno  di personificazione” (DELI). Caldano è una voce toscana, in particolare pis. e lucch., attestata in letteratura dal ‘600 (DEI) ed è da notare che vicino a Fucecchio, a Bassa (frazione di Cerreto Guidi)  si trovava anche il termine “cardanata” per indicare il colpo di caldano

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Presentazione del 4/2/2015,  https://www.montaione.net/il-toscanario/

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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il 29 novembre 2016 

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