Il Toscanario

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di Giancarlo Carmignani

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dimórto, avv.: di molto (toscano), ma è considerato giustamente agg. o pron. dal DISC quando è variabile, come se diciamo: “Ha dimorti amici” oppure “Dimorti partiranno”, cioè molti. Invece è avv. quando significa solo molto, di cui ritengo che sia un rafforzativo grazie alla preposizione che lo precede e che, se viene scritta in modo staccato, fa considerare “di molto” una loc. avv.

dinanzà’, v. intr.: mettersi davanti a un branco d’animali per farli retrocedere, ma in questo senso è una voce non più usata, mentre può darsi che lo sia in qualche località, ma comunque raramente, “dinanzare”, v. tr. risalente all’ ‘800 col significato di “oltrepassare chi sta dinanzi”. Tuttavia – a mio parere – si tratta di un verbo veramente brutto, anche se è spiegabile per analogia con “divanzare” più che con “fidanzare”, derivato dal lat. mediev. “fidantiare” = “rendere sicuro” (DEI)

dindi, s.m. pl.: soldi, denaro; voce onomatopeica del linguaggio infantile (DISC), come rivela anche la ripetizione del gruppo di- che esprime bene con la –n- centrale il suono delle monete. Nota comunque il DEI che questa voce toscana, usata anche da Dante, si trova pure al sing. “dindo”, come nel romanesco in cui significa “baiocco” ed ancora più onomatopeico è senza dubbio il piemontese “dindìn” = “quattrino”

dindole, s.f.pl.: coccole, ma si tratta di un vecchio termine fucecchiese quasi completamente caduto in disuso

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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 13 febbraio 2018 

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