Il Toscanario

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di Giancarlo Carmignani

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dispari, agg., ma è da considerarsi invece s.inv. significando numero dispari, come si deduce dal DISC, nel caso del proverbio “Si lavora bene in dispari, ma in tre siamo troppi”: è considerato ottimale il lavoro (a maggior ragione lo studio, direi) individuale

ditoni, s.m. pl., col suff. accrescitivo, detto così per la forma: cannelloni, tipo particolare di pasta alimentare

do’, avv.: dove, di cui è una forma apocopata ovvero abbreviata nella parte finale (alle abbreviazioni tende molto il popolo fucecchiese, come dimostrano in particolare tanti infiniti dei verbi e anche questo penso che dipenda da un motivo di praticità, ma sembra contrastare con l’abbreviazione l’intensificazione (peraltro espressiva) data dall’uso ancora non cessato della prep. “in” espressiva  come “in dov’è?”: dov’è? e “ma in do’ vai?”: ma dove vai?, espressione detta talora con un certo scetticismo, manifestato con una mimica eloquente con le dita della mano

domandà’, v.tr.: domandare. Modo di dire: “Mi domando e dico”: mi chiedo con stupore. Da questi due verbi tr. è formata questa espressione con cui si fa un’osservazione chiedendo implicitamente il “consenso” dell’interlocutore su un fatto piuttosto clamoroso o evidente che viene commentato

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Presentazione del 4/2/2015,  https://www.montaione.net/il-toscanario/

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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 27 febbraio 2018 

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