di Giancarlo Carmignani
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ganghì’, v.intr.: ganghire: “struggersi per il desiderio” di qualcosa; voce toscana, forse deformazione di “gannire”, che significa “mugolare, proprio del cane e della volpe” e che è una voce dotta derivando dal latino “gannire” (DEI): voce che troviamo anche nel celebre commediografo del II secolo a.C. Terenzio e che significa, appunto, “mugolare” (Georges-Calonghi). Un tempo veniva usato a Fucecchio nel senso di “patire” (A. Morelli) o addirittura di “morire” (B. Soldaini), come nelle frase: “Mi farai ganghì’!”: mi farai morire!
ganzata, s.f.: “cosa ben riuscita” nel gergo toscano (DEI) specialmente dei giovani studenti
ganzerino, s.m. derivato da “ganzo”, col suff. dimin. preceduto dall’ampliamento – er – : persona “ben vestita” (DEI, che però lo dice a proposito della parola “ganzo”), ma più ancora da noi che ci sa o ci sapeva fare con le donne
ganzo, s.m.: nel gergo studentesco toscano a partire dagli anni ’50 ha assunto il significato di “bravo”, simpatico, ammirevole, mentre è già attestato nel Giusti quel significato di “amante” (DISC) che ha perduto un po’ di quota, mentre è più diffuso specialmente nel linguaggio giovanile il significato ironico di “bravone”, con una rilevante dose d’esibizionismo, per es., nella frase: “ ’un fa’ ir ganzo!”: non fare il bravone! Si tratta comunque di una voce toscana, forse derivata (ovviamente in riferimento al femminile) dal lat. tardo “ganea”=“meretrice” (DEI) e perciò molto più nel senso indicato dal Giusti che in quello assunto più recentemente
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