Il Toscanario

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di Giancarlo Carmignani

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imbarlaccito, agg.: divenuto malconcio e non solo in riferimento a un “uovo andato a male”, come è affermato nel DEI a proposito dell’agg. barlaccio”, da cui esso chiaramente deriva

imbaulito, agg.: diventato così grasso da far ricordare un baule e perciò quando si dice scherzosamente e col sorriso sulle labbra a un amico: “Oh come sei imbaulito!” si vuol dire in modo iperbolico, cioè esagerando, “Oh come sei ingrassato”

imbeerà’, v. tr.: imbeverare, ingannare con le parole, per es., nella frase: “ ‘un vi fate imbeerà’ co’ discorsi!”. Oltre che da “fassi”(farsi) “imbeerà’ è spesso preceduto nel vernacolo da “lasciassi” (lasciarsi), ovviamente riferendosi all’infinito pres. e in tali casi, i più diffusi in proposito, significa anche influenzare, condizionare negativamente. Una voce toscana meno vernacolare è “imbecherare”: “imbrogliare” e in pisano si trova “imbéhero” (DEI)

imbiffà’, v.tr. “imboccare a via giusta” (M. Catastini), “colpir nel segno, imbroccare”: DEI, secondo cui imbiffare deriva da “biffa”: “pertica di segnalazione” usata in agricoltura in quel di Lucca e di Prato, forse dal long. “wiffa” = “segno di confine”, ma pare che anche a Fucecchio venisse detto “E ‘un l’imbiffi mai”: non trovi mai il il modo giusto, ma oggi è ben più usato il verbo pis. “inzeccare” (DEI), nel vernacolo nostro “inzeccà’ ”

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Presentazione del 4/2/2015,  https://www.montaione.net/il-toscanario/

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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 4 giugno 2019 

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