di Giancarlo Carmignani
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in, prep. sempl. usata in modo superfluo sul piano grammaticale, ma rafforzativo nella frase vernacolare toscana molto usata nella nostra zona e in pisano “Ma in do’ vai?”: dove vai?
Quanto al “Ma”, in questo caso, si può considerare un “segnale discorsivo”, così come il “Cioè” all’inizio del discorso nel linguaggio di tanti giovani d’oggi
incaerì’, v.tr.: incaerire, cioè lusingare, di cui è usato in funzione di agg. il part. pass. “incaerito”: lusingato (“ ‘nzolluccherato” direbbero a Napoli, mentre noi diciamo “mandato in solluchero”, variante di “solluchero”: De Mauro), compiaciuto, preceduto spesso da “tutto”, come nella frase, peraltro usata per lo più nell’ambito familiare: “È tutto incaerito!”
Ben diverso è il significato che ha “incaerito” nel vernacolo livornese: “col corpo sciolto” (V. Marchi), ma un collegamento col significato che ha lo stesso agg. col nostro c’è: non diciamo infatti, in riferimento a chi è stato rallegrato molto dalle lusinghe ricevute, che “s’è fatta la cacca addosso”?
incapponì’, v.intr.: incapponire, diventar così grasso da far venire a mente un cappone, ma si tratta di un termine usato più che altro nell’ambito familiare
inceppito, agg.: inceppato
inciampà’, v.tr.: “indovinare” o, per dirlo anche alla pis., “inzeccare”, che significa “azzeccare” (DEI) nel settore della sartoria (M.P. Bini), ma è una voce scomparsa dall’uso in tal senso
Presentazione del 4/2/2015, https://www.montaione.net/il-toscanario/
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