di Giancarlo Carmignani
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leccino, s.m.: porcino nero (“Boletus aereus”): P. Zangheri, che giustamente lo considera una voce toscana
lecinino, agg.: debole (M. Catastini), ma la voce non è più usata
legàcciolo, s.m.: “striscia di pelle o nastro” per legare, a Fucecchio in particolare le scarpe, in Maremma svariate cose (M.P. Bini), e il DEI osserva che è attestato dal Trecento, ma da noi nel senso detto è un termine che non sembra certo in estinzione, per quanto le sia senza dubbio preferita la parola “stringa”
legativo, s.m.: legame che precede il fidanzamento ufficiale, ma si tratta di un vocabolo non più usato.
légolo, s.m. usato un tempo nell’espressione “fare il legolo”, ormai sostituita anche dalle nostre parti da “fare la cresta”: alterare “i prezzi per intascare il sovrapprezzo” (M. Catastini) e, nell’espressione corretta in italiano, “cresta” si comprende nel senso di “ciò che sporge, che eccede” secondo l’ipotesi del De Mauro che condivido, mentre “legolo” (in lucchese “legoro”), secondo il DEI, significa in toscano e specialmente in aretino “lucignolo” e deriva da “legare”: il motivo della sostituzione di cui sopra è perciò comprensibile
Presentazione del 4/2/2015, https://www.montaione.net/il-toscanario/
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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 22 ottobre 2019
Grazie al vostro sito ho potuto accertare l’esistenza dell’aggettivo “lecinino” che sentivo da mia madre così tanti anni fa che pensavo se lo fosse inventato, dato che non l’ho piu sentito dire.
Complimenti al Toscanario!