Il Toscanario

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di Giancarlo Carmignani

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manna, s.f. con un’accezione particolare nel caso che si dica: “E’ manna che (oppure “se”)…”: è tutto di guadagnato…                                                                                   

manritta, con la variante marritta, s.f.: “mandritta”, cioè la “mano destra” (De Mauro), ma la voce è in declino anche per il superamento di certi pregiudizi; infatti il termine, che un tempo, per es., nel ‘600 nel Buonarroti, indicava il “diritto dei magistrati di pretendere la mano destra” deriva da “mano” + “(di)ritta”, si può desumere dal DEI, ma ormai è appurato che si può altrettanto ben usare la mano sinistra, a parte in certe circostanze dove si fa sentire ancora il peso di certe tradizioni

mansellone, agg.: “ingenuone” (M. Catastini), ma è un termine caduto in disuso; anzi io personalmente non l’ho mai sentito dire

maolato, agg.: macolato, forma toscana, mentre la forma dotta è maculato, di cui macolato è la variante, ma la forma priva della –c- intervocalica è senza dubbio vernacolare. Comunque il significato è quello di “ammaccato” (De Mauro)

maragiano, s.m.: canapiglia (“Anas strepera”) con la variante “marigiana”, usata anche a Firenze e ad Altopascio, ma il termine italiano è il più usato anche in Toscana (C. Romanelli)

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Presentazione del 4/2/2015,  https://www.montaione.net/il-toscanario/

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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 10 marzo 2020

 

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