di Giancarlo Carmignani
***
goduria, s.f.: “godimento”; voce toscana, col suff. “–uria” per anologia con “belluria” e con “lussuria”, si deduce dal DEI e osserva il DISC che tale suffisso conferisce “valore perlopiù spregiativo a sostantivi derivanti da aggettivi e da nomi”, ma a me non sembra certo che goduria sia detto in senso spregiativo, bensì con un senso di compiacenza talora lussuriosa
gòfo, s.m.: “buca piena d’acqua”, voce pisana, secondo il DEI (secondo il quale sarebbe probabilmente un “relitto del sostrato etrusco”), ma almeno da noi in disuso
gómbito, s.m.: “gomito” (M. Catastini), con epentesi della seconda –b-: voce usata almeno un tempo specialmente in campagna, viene fatto di pensare. È attestato dal Trecento (DEI, secondo il quale corrisponde al cortonese “gómbeto”) ed è noto che in campagna c’è la tendenza a conservare i vocaboli antichi più che in città, dove le novità sono introdotte più facilmente per ovvi motivi
gombriglio, s.m.: “mucchio informe di cose” (M. Catastini), ma è un termine in disuso, nonostante il suff. “-iglio” possa conferire davvero un “valore collettivo” al sostantivo che lo precede, forse collegato all’ant. franc. “combre” = “sbarramento di un fiume”, donde “ingombrare”, penso di poter dedurre dal De Mauro
Presentazione del 4/2/2015, https://www.montaione.net/il-toscanario/
Tutti gli articoli on line, https://www.montaione.net/category/toscanario/
Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 19 marzo 2019