di Giancarlo Carmignani
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ciamberattóne, s.m.: sciatto, disordinato, forse collegabile con la voce lucchese riportata dal DEI “ciambrana”: “donna sciatta nel vestire o nel parlare”, probabilmente in origine “cameriera” dall’antico franc. “chambrelaine”, a sua volta da chambrelle” = “piccola camera”, aggiungendo al cncetto di camera (per incrocio eventuale) il concetto di “sciatta” e a questo l’accresc. “-one” che acquista in questo caso un senso decisamente sfavorevole
ciambrottolà’, v. intr. come la sua variante (anch’essa tosc.) ciambrottà’, che significano, il primo “parlare in modo non chiaro” (M. Catastini) e il secondo “brontolare, parlare tra i denti” (DEI), entrambe voci espressive, ma in disuso
ciana, s.f. tosc.: “Donna di abitudini volgari e sguaiate”, abbreviazione del nome proprio Luciana, “nome della protagonista di un melodramma (1738) di A.Valle”: “Madama Ciana” (DEI)
cianca, s.f.: gamba, pur riferendosi alla lettera più alla zampe del cane nella frase: “Arza la cianca e piscia”: alza la zampa ed orina, detta scherzosamente a una persona. Però propriamente cianca indica una gamba “difettosa”, dal momento che forse deriva dal long. “zanka” = “tenaglia” con adattamento alla “fonetica toscana” (DISC)
ciancane, s.f.pl.: ciabatte, ma il termine è in disuso. Con questo potrebbe essere collegato il soprannome di una donna insuese di malaffare d’un tempo, tenendo presente che ciabatta può ancora indicare una donna “trascurata” e malvestita nell’espressione “Sembrare una vecchia ciabatta” (DISC)
Presentazione del 4/2/2015, https://www.montaione.net/il-toscanario/
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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 9 maggio 2017