I pozzi nell’Evola.
Di Rino Salvestrini e Mauro Tani
L’Evola è un torrente affluente dell’Arno, un torrente perché nella stagione estiva si secca o quasi, ma in certe annate, anche in forma molto ridotta, continua ad avere il suo corso d’acqua e quindi può essere classificato nella categoria superiore, cioè quella dei fiumi.
Il vecchio nome era Ebula, termine etrusco, ma nei secoli troviamo anche Elbula e a Corazzano entrando nel Comune di San Miniato cambia nome ed è Egola fino alla foce in Arno a Ponte a Egola, paese che ha preso nome dall’affluente dell’Arno come Pontassieve, Ponte a Ema, Ponte a Elsa, Pontedera.
[…] Nella parte alta dell’Evola, dove scorre fra e su le rocce, presenta nel suo letto profonde cavità dette “pozzi” (Pozzo Catino o Latino, Pozzo Lungo, Pozzo dei Giovanotti, Pozzo Sfondato ed altri
che qui vedremo). Sono profonde buche nel letto roccioso e sempre piene d’acqua azzurra, non seccano mai, neppure in estate quando l’Evola è in magra o addirittura in secca.
Soltanto i tonfi, cioè le grandi pozze poco profonde si prosciugano e non sempre o completamente.
Inoltre non si riempiono mai come succede alle dighe, coi detriti dei boschi circostanti portati dalle piogge abbondanti e scroscianti. Insomma questi pozzi sono un mistero anche perché non hanno uscite sotterranee, ma sono grandi pentoloni, infatti, come quelli sulle Alpi, si chiamano anche marmitte dei giganti.
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Tra questi citati ne manca uno che si trova proprio sotto il pozzo sfondato ed è la bara….
Risposta ad Anonimo: La Bara non è stato dimenticato, vedi a pag. 30
Rino Salvestrini