di Giancarlo Carmignani
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peggiorà’, v. intr. nel nostro caso, cioè in rifer. al tempo: peggiorare. Indic. pres., 3^ pers. sing. “Pèggiora”: peggióra, come bisogna dire in it., derivando tale v. dall’agg. lat. “periore(m)”, mentre a Fucecchio appunto ancor oggi c’è chi sbaglia la pronuncia dicendo, come abbiamo visto, “pèggiora”, così come quando dice “mègliora” anziché, in modo corretto, “miglióra”
pela, s.m. usato solo nell’espress. “È tutto un pela pela”: è tutto un tentativo di carpire denaro
pelà’, v.tr.: levare i peli. Modo di dire: “E pela!” in rifer. al freddo che per la sua intensità sembra lavare i peli dal viso, se non addirittura quasi togliere uno “strato” della pelle, com’è affermato nel DISC, sottintendendo in tal caso in particolare “del viso”. Al v. “pelare” possiamo dare, nel caso del modo di dire visto, il significato di “tirare” (quale si trova nell’ “Arcadia” del Sannazaro) se ci riferiamo al vento freddo che appunto tira o, meglio ancora, come troviamo nel De Mauro, al fatto che esso determina sulla pelle un’ “intensa sensazione di freddo”. Invece “pelare” significa “sfruttare” nel caso del proverbio non certo raffinato e non diffuso neanche dalle nostre parti: “Il mondo è un pagliaio e chi non lo pela è un coglione”: proverbio che chiamerei immorale perché invita allo sfruttamento
pèlago, s.m.: “Mare aperto (DISC), ma nella topon. tosc. anche “bacino incassato (dell’Arno)” (DEI). È vero che talora può derivare dal lat. “pelagu(m)” nel senso secondario di “bożżo”, ma ritorna in un certo senso l’ètimo dal gr. “pèlagos” = “mare” (Diz.Topon.) nel modo di dire fucecch. “Esse’ ne’ pelaghi”: essere nei guai oppure in difficoltà come se si dicesse essere in un mare di guai
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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 18 maggio 2021