Il Toscanario

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di Giancarlo Carmignani

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cananèo, s.m.: oltre all’eventuale riferimento alla storia ebraica, si potrebbe trattare di un eufemismo al posto di cane, come si può desumere dall’offesa “Figlio d’un” o “Pezzo d’cananèo!”, certamente meno offensiva  rispetto ai volgarissimi “Figlio d’un cane!” o al livornese “Nato di ‘ane!” oppure “Nato da ‘n cane!”

cancello, s.m. usato in senso metaforico nel proverbio “Cancello traditore s’apre a tutte l’ore”: dobbiamo “disporci al peggio” (M. Catastini) nel senso che il male (o l’insidia) è sempre in agguato e perciò dobbiamo esser pronti ad affrontarlo quando purtroppo verrà

cancherino, toponimo scomparso presso Ponte a Cappiano e l’argine del Padule (A.S.F., Scrittoio delle Regie Possessioni, Filza 815, 14 novembre 1649). Non è affatto gradevole questo toponimo,  dal momento che come nome comune cancherino è un diminutivo di “canchero”: cancro, parola quasi innominabile secondo certe persone per la pericolosità del tumore maligno, definito infatti spesso “malaccio”. Nota Malagoli che in “canchero” vi è un’epentesi popolare

candelòra, s.f.: festa della “purificazione della Madonna”. Proverbio: “Per la Candelora se piove o se gragnòla (gràndina), dell’inverno sémo fòra (fuori); se c’è il sole o il solicello, sémo in mèżżo al ‘vèrno (inverno)”. Viene celebrata il 2 febbraio ed è interessante l’etimo riportato dal DISC: dal lat. tardo “(festum)  candel(arum), cioè (festa) delle candele” incrociato con “(festum) (cere)orum”, cioè “(festa) dei ceri”. Infatti allora vengono benedetti i “ceri rituali”

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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per l’ 11 ottobre 2016 

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