Il Toscanario, ovvero “Parole usate in zone toscane”
di Giancarlo Carmignani
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binoccolo, s.m.: binocolo, di cui è una var. toscana (De Mauro) e il DISC nota che la forma con la doppia –c- è attestata anche nel ‘700. Ciò dipende, a mio parere, dall’influenza di “occhio”, che, com’è noto, deriva dal lat. “oculu(m)”, oltre che da un motivo espressivo
biodolo, s.m.: pianta palustre che c’è chi confonde con la tifa, ma a Fucecchio mi risulta che sia usata comunemente la forma da definire ormai letteraria, essendo stata introdotta in letteratura dal Pascoli (DEI), “biodo”: giunco palustre (“Sparganium ramosum”). Comunque biodolo ne è una variante toscana (De Mauro) e ancor più precisamente pisana (DEI)
birignòccola, s.f.: “testa” (M. Catasini), ma è una voce scherzosa non più usata, per quanto sia collegabile con birignòccolo, quella voce toscana che è stata usata anche da Tozzi e che significa “bernoccolo” (DEI)
birignòccolo, s.m.: “bernoccolo”, ma è dalla forma sincopata brignoccolo che è derivato l’agg., usato da noi, brignoccoluto, in cui il suff. “–uto”, derivato dal latino “–utu(m)”, indica la “caratteristica” di una persona (DISC), ma anche un oggetto che presenta protuberanze ovvero, bernoccoli (DEI). Almeno un tempo birignoccolo indicava anche “un grumo di pasta” (M. Catastini)
biscancio, agg.: stupidello (M. Catastini), ma è una voce scomparsa dall’uso, per quanto specialmente nella prima parte risenta molto probabilmente dell’influenza di “bìschero”; infatti al posto di questa offesa può essere detto come eufemismo anche “bischéncio”, per es., a San Pierino
Presentazione del 4/2/2015, https://www.montaione.net/il-toscanario/
Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il 1. marzo 2016