Il Toscanario

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di Giancarlo Carmignani

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cottrone, s.m.: “coltrone” (M. Catastini), con un raddoppiamento – credo – per assimilazione caduto giustamente in disuso, per quanto raro anche prima

covate, s.f. pl.: sterco molteplice bovino “padellato a terra (mecce)” (M. Catastini), ma il termine è caduto in disuso e viene a mente a questo proposito la “fatta”, oggetto di litigio in una novella un tempo nota di Renato Fucini

crai (a), loc. anche pis.: “a credito” (anche a Firenze), ma alla lettera “a domani”, essendo il pagamento rimandato a un indomani generico. Infatti “crai” deriva  dal lat. “cras” = “domani” (M.Cortelazzo – C.Marcato), “col passaggio regolare di -as in –ai” (Devoto), essendosi generalizzata la caduta di questa consonante durante il Medioevo (DELI) e per vocalizzazione della –s finale (D’Achille)

craziòla (a): loc. avv. che aveva un significato particolare, come nella frase in disuso “Fermassi a craziòla”: “fermarsi a chiacchierare trascurando il lavoro” (M. Catastini), come pare che potesse avvenire anche durante il Medioevo a Fucecchio, se si pensa a una disposizione dello Statuto di quel  Comune risalente al 1307/8 (III, 69, pag. 104)

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Presentazione del 4/2/2015,  https://www.montaione.net/il-toscanario/

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Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il giorno 31 ottobre 2017 

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