Il Toscanario, ovvero “Parole usate in zone toscane”
di Giancarlo Carmignani
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affrittellato, agg.: macchiato (detto di un vestito) in modo tale da evocare per la forma “frittelle”
aggallà’, v.tr.: aggallare, cioè agire come fa il gallo con le galline e quindi impregnare, ingravidare. In questo caso il verbo è detto in modo scherzoso, ma volgare anche per una certa compiacenza maliziosa di stampo maschilista, in riferimento a una donna fecondata da un uomo, per es., in particolare nella frase: “L’ha aggallata bene bene!”
aggallato, s.m.: “terreno cedevole in una palude”, come nel Padule di Fucecchio e in particolare nel laghetto di Sibolla presso Altopascio; non per niente è un termine usato anche “nel lucchese” DEI, secondo cui è attestato dall’inizio del Settecento e deriva da “aggallare” nel senso di venire “a galla”. Tale laghetto, il cui fosso affluisce nel Canale del Capannone e quindi nel nostro Padule, dovrebbe essere salvaguardato dal gravissimo pericolo dell’inquinamento (oltre che della raccolta abusiva dello sfagno e del bracconaggio), essendo così importante che nel 1950 una “troupe” di Walt Disney vi venne a girare un documentario della serie “La Natura e le sue meraviglie”
aggeggià’, v.intr.: aggeggiare per lo più nell’accezione sfavorevole di gingillarsi, sembrare di darsi da fare senza concludere quasi nulla, insomma perdere il tempo “in cose inutili” (DISC); voce toscana derivata chiaramente da “aggeggio” (DEI)
aggeggio, s.m.tosc.: “oggetto di poco valore” (DEI), ma anche persona su cui non si può fare assegnamento, oltre che ragazzo troppo vivace
Presentazione del 4/2/2015, https://www.montaione.net/il-toscanario/
Il prossimo appuntamento con questa rubrica è previsto per il 21 aprile