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Il Toscanario

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pinzòlo, s.m.: pinzòchero, che nel nostro vernacolo si sente pronunciato anche e probabilmente più spesso con la doppia –c- forse per una certa forma di disprezzo per chi mostra troppa ostentazione esteriore in certe pratiche religiose anziché un’intima e autentica religiosità. Però “pinzolo” da noi viene detto molto più al femminile prestandosi di più le donne alle pratiche religiose esteriori rispetto ai maschi

pìo, fonosimbolo e perciò “onomatopea della voce dei pulcini e degli uccelli di nido” (DEI), ma la frase “Ha’ detto pio!” significa: “Hai detto nulla!” oppure “Ti par d’aver detto poco?” (in senso ammirativo o invece ironico). In pis. e in livorn. dicono con lo stesso signific.: “Ha’ detto un bao!”, cioè un baco, essere considerato insignificante e perciò anche in questo caso ironicamente: “Hai detto nulla!” seguito il livorn. dal “dé” indicante meraviglia. In pis. dicono anche: “Hai detto Pitèna!” per dire: hai detto nulla!, ma non mi era affatto chiaro da cosa derivasse “Pitèna” rammentato da B. Gianetti, finché non ho saputo, grazie a V.Marchi, che in livorn., esso è un  “nomignolo di donna che ha finito col significare persona di nessun conto”: così è avvenuto il chiarimento anche per ciò che riguarda la coincidenza di significato con la nostra espressione sopra riportata. Ne è ulteriore conferma la notizia riportata da L.Bezzini che in castagnet. “pitena”, vocabolo importato col significato di “due di briscola” finisce  per significare “uomo insignificante, inconcludente, da poco”

piolìo, s.m.: pigolìo, col dileguo della –g- che finisce per non sorprendere se si pensa alla probabile origine, come abbiamo visto, dal lat. “piulare” colleg. con lo spagn. “piular

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pinzimonio, s.m. indicato dal DEI come voce tosc. (oltre che umbra) derivato secondo il DISC da “pinzare” e questo v. probabilm. dal fr. “pincer” = “pizzicare”, come possono fare in qualche modo  sedani e carciofi intinti in una “salsa di pepe, olio e sale”, specialmente se ci vien messo anche l’aceto, un po’come se si trattasse di un matrimonio (in effetti un’unione si realizza) di più condimenti e verdure crude

pinzo, s.m. tosc.: morso d’insetto, deverbale di “pinzare” che, come abbiamo visto, deriva dal fr. “pincer” = “pizzicare” d’orig. espressiva (DEI)

pinzo, agg. tosc.: d’aspetto florido e in carne, come suggerisce anche la frase: “Com’è bella pinza quella signorina!”. Tuttavia, essendo una “forma” aferetica, oltre che contratta del part. pass. di “impinzare”, almeno sec. il DISC, originariamente tale agg. vorrebbe dire individuo che dimostra con l’aspetto di aver mangiato tanto. Invece, sec. P.Fanfani, pinzo deriverebbe dal lat. “pinzus” = “calcato”, detto anche di persona “grassa e soda, quasi che sotto la pelle vi sia stato calcato il grasso per empierla bene”: ipotesi che condivido. Infatti, sec. il De Mauro, significa anche “pieno zeppo, colmo”

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pinguino, s.m. Modo di dire: “C’è i pinguini!”: ci sono i pinguini, cioè è freddo, tenendo presente  dove vivono questi simpatici uccelli inadatti al volo, ma abili nuotatori (De Mauro)

pinòccolo, s.m.: pinolo; voce anche pist., in fondo quasi dotta potendo derivare dal lat. ipot. “pinucula”, dimin. di “pinus” = “pino”, della cui pigna (infiorescenza lignificata a forma di cono: DISC) è il frutto (DEI). Dalle nostre parti può essere detto anche in rifer. a un individuo molto magro, magari nell’ambito del ling. familiare

pinzacchio, s.m. derivato (a parte il suff. “–acchio” col valore “diminutivo”: De Mauro) dall’incrocio di “pinzare” (col signific. di “beccare”: ID) con “pizzo” col signif. di “becco”, avendolo anche quest’uccello “lungo e appuntito” (DEI): frullino (“Lymnocryptes minimus”), chiamato a Fuc., sia pur più raramente, “vuota borse” per la “difficoltà nel colpirlo” (C.Romanelli)

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pinato, agg.: sodo come una “pina” nella loc. “grasso pinato” (DEI) in rifer. a una persona piuttosto pingue, ma soda

pinco, s.m. tosc., “voce poco onesta” sec. P.Fanfani: nome indeterminato di persona, ma significa “nessuno” nella risposta alla domanda “Chi ha’ (hai) visto?”, mentre la prima spiegazione mi è suggerita dal fatto che Pinco Pallino è usato “per indicare una persona qualsiasi, sconosciuta o insignificante” (DISC), provenendo da “pinco” come “membro virile” e “pallino” da “palle” col signific. di “testicoli” (DEI). A sua volta il signific. di “nessuno” potrebbe derivare dalla svalutazione, già considerata, da parte della Chiesa cattolica, delle parti genitali per la sua rigida posizione, almeno fino a tempi molto recenti, sulla sessualità                                                                                   

pingello, s.m.: doppio grappolo d’uva, come pure possiamo dire “due pigne unite” da un tralcio di vite, ma è un t. piuttosto in declino

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pìmperi, s.m.: “pene dei bambini”: il t. è caduto in disuso, per quanto “pimperi in calzoni” venisse detto almeno prima del ‘900 in riferim. a un bambino a cui “si mettevano i calzoncini per la prima volta” (DEI) e una traccia per così dire di archeologia linguistica, ma non remota, del t. può essere fornita dal soprannome fucecch. “Pimperi”

pina, s.f.tosc.: pigna (e non dell’uva nel qualcaso bisognerebbe dire “grappolo”), in ling. bot. “strobilo”

pinaiolo, s.m.: boleto granuloso ( “Boletus” o “Suillus granulatus”), ma quel fungo di dimensioni maggiori o comunque più “cicciuto”, che da noi è chimato “doppio”, è il “Suillus bellinii”

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