Rassegna stampa

Terra Santa e Gerusalemme di San Vivaldo, l’inizio di un legame spirituale

https://www.gonews.it/2023/01/27/terra-santa-e-gerusalemme-di-san-vivaldo-linizio-di-un-legame-spirituale/

Raduno Westie e Scottish per la benedizione degli animali a San Vivaldo

Raduno Westie e Scottish per la benedizione degli animali a San Vivaldo

Case popolari, bando per 10 alloggi a Villa Serena a Montaione

Case popolari, bando per 10 alloggi a Villa Serena a Montaione

 

Street art a Montaione

http://met.provincia.fi.it/news.aspx?n=363580

 

Comunicato stampa IHP

FOSCA INNOCENTI, IHP: “CAVALLI MALTRATTATI NELLA FICTION. NEL 2023 È INACCETTABILE, PRODUZIONE E ATTORI CI RIFLETTANO”

Le scene analizzate per IHP da un’osteopata e da etologo specializzati negli equini: “Si vede la sofferenza dell’animale”

Va onda da oggi in prima serata su Canale 5 la nuova stagione della fiction “Fosca Innocenti”, prodotta da Toscana Film Commission, RTI (Mediaset) e Banijay Studios Italy. Da giorni appaiono in TV ripetuti spot pubblicitari di lancio nei quali si vede la protagonista, Vanessa Incontrada, in sella a un cavallo strattonato malamente in bocca.

“Una scena penosa per l’animale e altamente diseducativa per il pubblico, mandata ripetutamente in onda come una cosa normale” afferma Sonny Richichi, presidente di IHP, la prima associazione italiana di tutela dei cavalli. “Chi conosce le imboccature sa che sono strumenti coercitivi atti a provocare dolore, specialmente quando vengono usati maldestramente come si vede in queste scene, con la protagonista che cerca un equilibrio aggrappandosi alle redini e provocando dolori lancinanti al cavallo, le cui espressioni sono inequivocabili”

Non si tratta solamente di una maggiore o minore sensibilità etica, ma di conoscenza di certe tecniche e di certi strumenti. A tal proposito abbiamo chiesto un parere a due esperti.

Secondo la Dott.ssa Alessandra Dal Pan, osteopata equina, “Il cavallo dimostra in modo inequivocabile una reazione di dolore in seguito all’intervento di redini che viene eseguito per contenerlo. È un’immagine che siamo purtroppo abituati a spesso vedere nel mondo equestre. Non per questo però dobbiamo accettarla come la normalità”

Il Dott. Francesco De Giorgio, etologo, membro del comitato etico ISAE (Società Internazionale di Etologia Applicata), così commenta la scena:

“La cinematografia oggi deve necessariamente anch’essa imparare che esistono messaggi che eticamente non sono più accettabili, se mai lo sono stati, come nel caso dell’uso degli animali. Nel caso specifico di uno sceneggiato di prossima visione, una scena equestre non aggiunge nulla alla trama, anzi leva la dignità di un cavallo aggiungendo la sua sofferenza, ma leva anche educazione all’animalità mandando un messaggio dannoso quanto inutile, oltre che inviare un messaggio distorto relativo al tipo di convivenza con i cavalli e altri animali.

In aggiunta la scena è impropria anche se un etologo, sforzandosi parecchio, la volesse vedere da una prospettiva equestre, impropria in primo luogo per il cavallo, ma anche per chi lo monta che mostra non solo mancanza di conoscenza, ma anche emotività durante la scena.

Che senso ha allora per quel cavallo? Che senso ha anche per lo sceneggiato stesso? Zero, se non quel mal vezzo di inserire qualcosa di romantico, qualcosa a contatto con la natura che fa green, che fa verde, ma che diventa un nero abuso dal punto di vista del cavallo.

Sono certo ci sia sempre più gente, non più disposta a vedere queste produzioni, ma in cerca, anche negli sceneggiati e nei film, di qualcosa di più etico, di più moderno, di più serio.”

“Siamo certi che questa rappresentazione distorta del rapporto con il cavallo non sia frutto di cattiveria ma di scarsa conoscenza, e per questo motivo invitiamo la produzione e la stessa Vanessa Incontrada a una riflessione e possibilmente a un confronto su questo tema” conclude Richichi.

Ufficio stampa IHP: 328 6229264

Immagini tratte dallo spot Mediaset: https://youtu.be/8hgSVd48bk0

Salvestrini: L’anello del Castello di Montaione

L’anello del Castello di Montaione

A cura di Rino Salvestrini (rino.salvestrini@montaione.net

Il Castello di Montaione fu costruito su un pianoro di una collina di gabbro, tanto che le case e addirittura le mura, non ebbero mai bisogno di fondamenta. Tutto intorno le colline erano di terra buona, per coltivare non solo gli orti, che gli Statuti della fine del Medio Evo avevano reso obbligatori, ma anche i poderi. Per questo sorsero anche molte case in un anello fra i torrenti Evola e Aia e il Rio Pietroso, tutte intorno al Castello cinto di mura di Montaione.

Erano case coloniche e a volte anche padronali come la Casaccia, che sono arrivate fino ai nostri tempi con molte variazioni, ultima quella del restauro per turismo, che ha ridato vita a edifici ormai prossimi al crollo, perché si tratta sempre di costruzioni tirate su con i materiali del posto e senza stabilità, tanto da vincere i secoli soltanto se abitate e quindi riparate continuamente al minimo avviso di deperimento.

In quest’anello si trovano anche molti piccoli edifici sacri e qui ricordo solo i principali, per la cappella di Fuso, l’oratorio di S. Biagio, vedi l’apposito mio libretto, oppure il mio I luoghi della fede, nel quale si trova anche la cappella della Villa Bonsignori, la cappella della Casaccia, della Nunziatina e ogni altro edificio sacro dell’anello. Per la Pieve, Pievalinghe e Ghizzolo ancora un mio libretto La Pieve.

La vita è stata possibile in questa zona, perché ci si trovano ancora molte fonti, e l’acqua era alla base della vita: Pie’di Costa, Fontino, la Fonte, la Fonte Vecchia, Torrino eccetera come ancora possiamo vedere, esclusa la fonte della Lumaca, ricordata in vecchi documenti, ma che non si sa dove potesse essere.

Il territorio di questo anello verrà visto in cinque zone, secondo le cinque direzioni stradali: per La Mura, per Santo Stefano, per Il Mannello, per Sant’Antonio e per Tonda – Piaggia (strada della Fonte Vecchia e strada di Ribaldi)

In questo anello si trovano luoghi conosciuti come l’Amarrante, S. Biagio, la Pieve, la Nunziatina, ma anche le altre località sono degne di nota e hanno la loro piccola storia. Una storia non completa, perché non è facile trovare documenti per singole case, comunque anche poco può far rivivere un piccolo passato del luogo dove viviamo, sapendo che altre famiglie sono vissute fra queste mura, magari in tempi più poveri. Vediamo queste case con la loro piccola storia, con i loro vecchi abitanti e con la spiegazione del nome, quando è possibile.

Scarica L’anello del Castello di Montaione (pdf)

Salvestrini: Un mondo perduto

Un mondo perduto

A cura di Rino Salvestrini (rino.salvestrini@montaione.net)

La storia non è un privilegio esclusivo delle persone, perché anche le piante e gli animali subiscono mutamenti nei secoli, dovuti principalmente all’azione degli uomini.

Quando parlo di cambiamenti, non intendo quelli delle loro caratteristiche, che si avvertono col passare di periodi di tempo molto lunghi fino ad arrivare alle ere geologiche. Soltanto due esempi di piante: nei luoghi umidi cresce l’equiseto (noto come coda di cavallo) che, in misura molto più sviluppata, era presente oltre 200 milioni d’anni fa.

Ma ancor più comune nel sottobosco è la felce che spesso copre larghe zone formando un folto fogliame: questa pianta era presente nel Carbonifero oltre 300 milioni di anni fa come dimostrano i fossili del poggio fra Iano e Palagio nel Comune di Montaione. Per l’evoluzione degli animali ci sarebbe da scrivere un libro sui fossili delle colline valdelsane: dai ricci alle balene di quando qui era mare.

Io intendo parlare del loro arrivo, presenza e scomparsa negli ultimi secoli o addirittura negli ultimi decenni; inoltre due parole sull’uso diverso che ne facciamo, perché il genere umano ha sempre considerato e considera ancora le piante e gli animali, non come esseri viventi, ma suoi schiavi, pronto anche a difenderli perché sua proprietà da sfruttare ed anche a buttarli se non gli servono più.

Certamente i tipi di piante e di animali sono veramente tanti, anche se mi limito a parlare della Valdelsa, ma ho dovuto operare delle scelte, prendendone in esame alcuni abbastanza significativi, caratteristici e che hanno avuto una storia, bella o brutta che sia. Non sono un conservatore, che sogna un mondo perduto: Com’erano buoni i polli ruspanti di una volta!

Non lo so, perché non li mangiavo e ora mi sono venuti a noia! In quasi un secolo di mia vita molte cose sono cambiate, dobbiamo conoscere questo pro o regresso, mai dimenticare, la storia è maestra di vita.

Scarica Un mondo perduto.pdf